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a cura di Vivienne Taloni e Sofia Taloni

Il 15 febbraio 2020 i ragazzi della scuola di formazione politica Alisei sono stati ospitati nell’antico mulino di Peregallo a Briosco, punto di riferimento dagli anni ’80 dei primi ambientalisti della Brianza. I fondatori del gruppo ecologico “La nostra tera” definiscono simbolicamente il mulino il “topos” da cui sono partite le storiche battaglie ambientaliste della Brianza (anti-pedemontana, Parchi regionali,  inquinamento del Lambro, Golf Inverigo, difesa zone umide). Gli allievi hanno interagito con l’ambiente circostante attraverso una vera esperienza sul campo, proseguita lungo il percorso ciclopedonale del Lambro, fino a giungere ai “Fopp” della Fornacetta, ossia agli stagni formatisi a seguito delle passate escavazioni d’argilla e oggi acquisite dal Parco Valle Lambro.

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Numerose sono state le riflessioni emerse. Si è ragionato sull’impatto delle infrastrutture sempre più invasive che snaturalizzano e consumano il suolo, provocando inquinamento atmosferico e acustico. Inoltre è stata posta l’attenzione sullo stato di salute del Lambro dopo il grave avvelenamento degli anni ’70 e ’80, i cui effetti appaiano tutt’ora allarmanti se si considera che la balneazione del fiume sembra tuttora un miraggio.

L’esplorazione ha permesso ai partecipanti di confrontarsi con il caso specifico della riconversione degli stagni, operazione sostenuta dalle istituzioni locali, la quale tramite la riappropriazione del territorio si è impegnata a ripristinare l’equilibrio dell’ecosistema.

Lambro

Le cavità naturali utilizzate come discariche abusive nel periodo dell’industrializzazione massiccia hanno determinato ingenti danni alla biodiversità.

La flora e fauna tipiche dell’area sono costantemente minacciate dalla pressione urbanistica e antropica che riduce il loro spazio vitale. Riconoscere le zone umide come fonte di vita significa ricostruire un’identità con la propria terra, poiché la conservazione del territorio per i militanti non è solo un’azione politica e di salvaguardia, ma rappresenta il legame con la cultura autoctona e la tutela del proprio patrimonio storico-artistico.

Il nome “La nostra tera” espresso in forma dialettale rivendica il senso di appartenenza riconquistato dopo l’incivile esproprio e mira a sensibilizzare al rispetto per i propri usi e costumi. Il territorio racconta interventi umani spesso non risolutivi o irrispettosi che non consentano alla natura di seguire il suo corso e di essere luogo ospitale per tutte le specie.

Il mulino, “luogo dello spirito” dei precursori verdi, si presenta ancora oggi come forza motrice dell’impegno ambientale e come trasmissione della identità locale.

Lo stesso proposito di rimetterlo in funzione suggerisce la persistenza nella lotta come metafora di un percorso non ancora concluso, giacché è bene avere “buoni sensi” e non abbassare la guardia. Un passo tratto dall’opera “Woyzeck” del drammaturgo tedesco George Buchner esemplifica il sacro sentimento che li contraddistingue: “CAPITANO niente è eterno: tutto si risolve in un attimo, dura un attimo, Woyzeck, mi vengono i brividi quando penso che il mondo gira, gira su stesso in un giorno solo! Che spreco di tempo! Dove s’andrà a finire? Woyzeck, non posso vedere la ruota di un mulino che mi prende subito la melanconia”.

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